Un viaggio dalle nostre montagne al Perù, una avventura lì di tanti anni ed il ritorno: “dalle Ande alle Alpi”, nel racconto da Giancarlo Sardini e Marina Loda a Torino. Marito e moglie in missione per l’Operazione Mato Grosso. L’incontro, condotto da Francesco Rondinelli e promosso dalla Compagnia della Cima, si è tenuto venerdì 8 marzo, presso l’auditorium della Parrocchia Cafasso a Torino, ospiti di don Angelo Zucchi, con la presentazione del libro Sulle Ande con le scarpe bucate. I due relatori hanno raccontato la loro storia che li ha portati fin sulle Ande peruviane, grazie a padre Ugo De Censi. Giancarlo, con la collaborazione della moglie e di numerosi amici, ha educato i giovani del luogo alla montagna e fondato una scuola di Guide Andine per dar loro una prospettiva certa di lavoro.
In questo articolo ci permettiamo di porre alla vostra attenzione alcuni passaggi significativi tratti dagli interventi di Giancarlo e Marina.
Una prospettiva educativa
“L’intervento educativo oggi vale quasi di più della carità. Se non torniamo all’educazione il nostro intervento è sterile. Aiutiamoci a riportare i ragazzi alla vita reale. Padre Ugo ci ha sempre riportato alla vita reale, lui ci diceva: «Siamo amici con i ragazzi che non sono contenti di questa vita. L’amicizia nasce andando dietro ad un ideale. Manca la vita perché manca l’amore e manca l’amore perché manca Dio»”.
Sporcarsi le mani
“Noi siamo stati invitati ad andare in missione, ad un’avventura che è la vita stessa. Chi parte o chi collabora alle iniziative dell’Operazione Mato Grosso lo fa autotassandosi, l’Operazione è una vera industria della carità. Si è invitati a lavorare, a faticare, a sporcarsi le mani, i piedi. I ragazzi sono liberi di iniziare a collaborare quando vogliono e sono liberi di lasciare quando vogliono”.
“Don Ugo che ci ha chiamato ad andare in Perù ci ha seguiti in questa idea di costruire rifugi e di creare una scuola di guide andine. Il Rifugio Perù è stato il primo ad essere costruito, poi il Rifugio Ischina e poi gli altri. Li abbiamo costruiti portando in quota i materiali a spalle, come è stato fatto per i rifugi costruiti in Italia. L’esempio più significativo è stato il trasporto di una termo-stufa a legna che superava i 400 Kg per 13 km fatto alla quota di 4000 metri!”.
Francesco ha chiesto loro: “Come nasce una scuola di guide andine e come i ragazzi hanno fatto a fidarsi di voi?”
Non è stato un progetto nato a tavolino!
“Lì ai piedi della Cordillera Blanca, vedendo le cime non puoi non pensare ad una scuola di andinismo. I ragazzi che hanno partecipato alla scuola per le guide sono stati scelti nelle varie parrocchie, non per le loro capacità ma tra le famiglie più povere ed in molti casi senza papà. Così ti trovi a condividere la vita con 33 ragazzi, che vivono praticamente con la nostra famiglia tutto l’anno, che ci sono affidati. Affidati a noi che siamo arrivati dall’Italia, in un posto dove eravamo noi gli ospiti, immersi in una cultura che non era la nostra”.
“Ci sono molte differenze tra i giovani in Italia e in Perù, ad esempio lì i giovani non sono abituati ad esprimere quello che hanno dentro. Abbiamo cominciato a formare dei portatori e pian piano è nata in loro una stima. Il cammino, talvolta è stato difficile, non è che tutti i ragazzi ti battono le mani per quello che fai per loro. Ma noi non li abbiamo mai lasciati. Come ha fatto con noi padre Ugo: ci ha sempre sostenuto. Egli vivendo nella parrocchia di Chacas, lontano da noi, ogni 15 giorni circa ci inviava una lettera”.
“Con i ragazzi abbiamo fatto uscite con le mountain bike, con gli sci, abbiamo cominciato a scalare. Un ragazzo diventato guida, Eder, scala una cima inviolata e l’ha intitolata a Padre Ugo: il Cerro De Censi a 5885 m“.
“... in questo percorso molti ci hanno aiutati, Valerio Bertoglio, Franco Micheli, Luciano Colombo e tanti altri“.
Un aneddoto finale, Giancarlo ha detto: “Noi abbiamo l’orologio, i peruviani (peruani) hanno il tempo. Il concetto del tempo è diverso, così capita di incontrare un campesinos ad un passo in quota, gli chiedi quanto manca al prossimo passo e lui indicando la direzione ti dice dietro quell’altura e magari ci metti ore ed ore per raggiungerlo!”.
Il Progetto Avventura SEYTES
Alla fine è stato presentato da Marco dell’Associazione Missione Montagna ODV, che aderisce all’Operazione Mato Grosso. I volontari stanno ristrutturando una antica casa in frazione Seytes di Pragelato, in Val Troncea, per farla diventare un rifugio ed aiutare con i proventi le missioni.