Incontro con Gabarrou e Cazzanelli

Il 22 settembre 2023, a Torino, nel Teatro Monte Rosa, ho avuto la fortuna di assistere con Angelo all’incontro con Patrick Gabarrou e François Cazzanelli: a tema le loro salite al Cervino.  L’evento è stato organizzato dal “Club4000“, in occasione del trentennale. Fondato nel 1993 da Luciano Ratto e Franco Bianco, il club è un punto di riferimento e di incontro per tutti i collezionisti di vette superiori ai 4000 metri delle Alpi. Attualmente è un gruppo della Sezione di Torino del Club Alpino Italiano. Il pubblico presente era di appassionati della montagna.

Una breve nota storica: nel 2016, Patrick Gabarrou, a 65 anni aveva aperto, con due guide francesi, una nuova via di salita al Cervino, sulla parete sud. Era partito dall’attacco di “Padre Pio prega per noi”, via completata da lui e Cesare Ravaschietto nel 2002 per poi proseguire sul Pilastro dei fiori (Guido Machetto, Gianni Calcagno, Leo Cerruti, Carmelo Di Pietro avevano salito per primi il pilastro). La cordata di Gabarrou ha raggiunto la cima realizzando un concatenamento, in pratica una nuova direttissima “senza cercare pieghe naturali che potessero facilitare l’ascensione”, il nome dato alla seconda parte è “L’échelle pour le ciel” (La scala per il cielo).

La descrizione della via seguita dalla cordata di Cazzanelli

Gabarrou, nato in Normandia, guida alpina, ha aperto 300 nuove vie su roccia, ghiaccio e misto. Cazzanelli, che ha scalato il Cervino per la prima volta a 13 anni, è guida alpina del Cervino, ed ha salito ben 17 vie sulla Gran Becca.

Proiezione di Matterhorn. The Big Wall

La serata ha visto la proiezione di “Matterhorn. The Big Wall”, realizzato per la Grivel. Filmato che racconta la salita di François Cazzanelli, Francesco Ratti e Emrik Favre, per la prima invernale sulla sud del Cervino della combinazione di due vie aperte da Patrick Gabarrou, “Padre Pio prega per noi” e “L’échelle pour le ciel”. Dopo c’è stato un dialogo dei due relatori con gli organizzatori e il pubblico. (Hanno parlato, tra gli altri, il presidente Paolo Brunatto e Oliviero Gobbi della Grivel).

Le parole dette dai relatori erano come scolpite sulla roccia per la loro pregnanza come: “fratelli di cordata”, “una storia di fratelli”, “condivisione”, “vivere con gioia”, “entusiasmo per gli altri”, “fantasia in montagna”…

Incontro con Gabarrou e Cazzanelli

Riporto alcuni miei appunti dall’incontro.

Cazzanelli ha raccontato di emozionarsi allo stesso modo sia dopo una grande via sia nel vedere una lacrimuccia scendere sul volto di un cliente accompagnato sul Cervino.

Gabarrou ha fatto presente che, nonostante la sua età, siamo tutti giovani perché sogniamo, siamo fratelli che fanno la cosa bella. Ha poi precisato che il suo tempo per le grandi difficoltà alpinistiche è finito, ma non l’entusiasmo per gli altri e la passione rimane. Andare in montagna è una storia di fratelli.

Cazzanelli ha ricordato che in alta montagna quando si soffre, si fatica può venire alla mente il pensiero: “Ma chi me lo fa fare?”. In quel momento soffri, ma dopo, quando riesci ad andare oltre l’ostacolo, esso è solo un ricordo. Ha inoltre fatto presente il piacere di condividere le ascensioni e di avere, quando va in montagna, una coscienza molto acuta del rischio.

A quest’ultimo proposito Gabarrou ha detto: “Non volevo morire in montagna”, ricordando di aver conosciuto tanti bravi alpinisti, che sono andati e non sono più rientrati.  Occorre un equilibrio fra volere tutto e un “sentiero di vita” da seguire.

Mi piace condividere, realizzare un sogno, ha detto Cazzanelli e chi si lega con te ti diventa amico, si condividono momenti belli e brutti.

Per Gabarrou oggi il terreno delle salite è cambiato. La montagna è più conosciuta e meno sicura. Con una frase sintetica ha detto: “Ora sono più capricciose le montagne!”.

Una volta c’erano tante nuove possibilità di aprire vie, ha detto Cazzanelli, ma anche oggi per lo scalatore l’alpinismo è ancora terreno vergine se si ha fantasia. Ha fatto un esempio: per pensare ad una nuova via mi piace guardare la montagna in autunno, perché per la particolare luce si vedono bene aspetti che in primavera non noti.

La montagna è una bellezza tra terra e cielo che ti è data

Gabarrou ricorda che ha avuto la fortuna di divenire guida alpina, ed è bello condividere con chi si accompagna salendo con gli occhi aperti, anche ripetendo salite sulle montagne note: a questo riguardo ha ricordato che quest’anno è stato 5 volte sul “Grampa”. Il futuro dell’alpinismo è l’alpinismo stesso, è vivere con gioia, la gioia semplice propria del bambino. La montagna è una bellezza tra terra e cielo che ti è data.

Ha ripreso Cazzanelli. Andare in montagna è una gioia. Di sé ha ricordato che a 33 anni ha avuto la fortuna di girare un po’ dappertutto. Quello che lo ha sempre motivato nell’alpinismo è la polivalenza e il trovare spazi per mettersi alla prova. Per lui la velocità in montagna non è fretta. Non si deve aver fretta di bruciare le tappe. Per andare in alta montagna ci si confronta con tante cose, tante variabili, bisogna avere pazienza e aspettare il momento giusto.

Patrick Gabarrou

Ancora Patrick Gabarrou

L’alpinismo è inteso come fratellanza, ad esempio sul pilastro centrale del Freney le due cordate che volevano aprire la via, una italiana con Walter Bonatti e l’altra francese con Pierre Mazeaud, sono poi andate insieme. La competizione può essere negativa ed anche positiva. La differenza dipende da ogni persona.

E Cazzanelli ha detto, rispondendo ad una domanda, che la via più bella, quella “che vuoi prendere da Gabarrou” è: “Divine Providence” (n.d.r. Una via aperta fra il 5 e l’8 luglio 1984 da Patrick Gabarrou e Francois Marsigny. Lì i due rischiarono la morte, Gabarrou stava risalendo con le Jumar una corda nel punto chiave e un friend cedette, entrambi rimasero appesi per miracolo ad un unico friend. Gabarrou chiamò la via: “Divine Providence”).

Non sei fatto solo per agire, ma sognare qualcosa al di là della via, ha detto Gabarrou. Mi trovo a pensare alle grandi domande: “Da dove vengo?” e “Dove vado?”.

L’alpinismo per Cazzanelli non è solo agire, è pensare. Ha raccontato di essere partiti per la prima invernale il giorno dell’inizio dell’invasione dell’Ucraina, e in cima abbiamo fatto un piccolo gesto mostrando la bandiera ucraina. Oltre a scalatori siamo persone!

Alla fine della bellissima serata è stato chiaro ai partecipanti che per l’alpinismo c’è ancora spazio di ricerca, di scoperta.

About author

Roberto Gardino

Sono un insegnante di Educazione Fisica, appassionato di montagna, sempre alla scoperta di nuove mete. Ho fondato, con amici, la Compagnia della Cima. Sono attento all'educazione dei giovani, andando spesso in montagna con gruppi numerosi.