In quest’articolo vi presento la nuova edizione dell’annuario (2024) del GISM, il Gruppo Italiano Scrittori di Montagna. Penso che vi poniate le domande: “Un annuario? un annuario in questi tempi?”, sono le stesse domande che mi sono fatto io. Per rispondere occorre anzitutto capire qual è il soggetto che lo propone e perché ha mantenuto questa forma periodica. Allora sono andato alla presentazione organizzata presso la Libreria La Montagna di Torino , con la presenza di Marco Dalla Torre (curatore dell’annuario che ha scritto tra l’altro: Antonia Pozzi e la montagna), Ada Brunazzi e Marco Blatto (Presidente GISM).
Il GISM, come ha raccontato Marco Blatto, nasceva a Torino il 14 aprile 1929 per iniziativa di Agostino Ferrari (alpinista e scrittore: un suo libro, Nella catena del Monte Bianco, è stato rieditato dal CAI) e Adolfo Balliano. I proponenti con altri decisero di opporsi al trasferimento del Club Alpino Italiano a Roma ed all’inquadramento dell’alpinismo nello “sport fascista”. Per loro, era inaccettabile definire l’alpinismo uno “sport”. Il primo annuario è addirittura del 1934, 90 anni fa!
Una parte dell’annuario presenta considerazioni sull’informazione legata alla montagna. Interessante la domanda che si pone Ada Brunazzi: «Come riuscire a comunicare con sufficiente forza perché la montagna ci ammalia?» È un’attrattiva che ci muove ad andare in montagna, noi abbiamo voluto approfondire il tema con la realizzazione di una mostra a Rimini con la La Compagnia della Cima e gli scritti lasciati dai partecipanti lo testimoniano. Essere ammaliati dalla bellezza della montagna è un sentimento profondo dell’animo umano.
Si tocca il punto della comunicazione che passa attraverso le nuove tecnologie, in questo caso le comunicazioni sono veloci e talvolta banalizzate, interessante la precisazione di Marco Blatto che ha detto che oggi si comunica un’emozione solo condividendo delle foto di montagna senza scrivere ciò che la realtà suscita. Un’interessante notizia ci è stata comunicata dal responsabile della libreria: le vendite dei libri del settore montagna sono in crescita.
Nell’annuario i soci raccontano la montagna
e si raccontano con scritti, foto, dipinti, presentazione di festival di cinema di montagna. La parte più corposa è quella che riguarda gli scritti dei soci, in particolare mi ha interessato la storia di don Amedeo Ruscetta, prete viperaio sui monti di Devero che catturava le vipere vive.
Nell’incontro di presentazione non potevano mancare accenni alla questione climatica, una affermazione fatta li sintetizza bene: «Le montagne sono i grandi termometri della terra».
Altro punto toccato dei relatori riguarda le finalità del Gruppo Italiano Scrittori di Montagna, il riferimento è il Manifesto pubblicato il 10 giugno 2023 in occasione del convegno nazionale di Bergamo.
Il Manifesto del GISM
presenta in modo sintetico alcuni punti irrinunciabili, tra questi cito:
- la dimensione culturale e spirituale dell’alpinismo (senza un “oltre”, senza una cultura che nasce dall’esperienza vissuta in montagna l’alpinismo rischia di ridursi alla ricerca solo della prestazione);
- l’adattamento dell’uomo alla montagna, occorre tenere conto del contesto e rispettare la natura;
- la difesa della “libera scelta” nella pratica dell’alpinismo, chi va in montagna accetta consapevolmente rischi e pericoli. Tocca alla persona che frequenta le alte cime valutare e la cultura della sicurezza sia il risultato di un processo di maturazione personale.
A questo riguardo più volte Marco Blatto nella presentazione ha parlato di etica della montagna. Mentre parlava pensavo al soggetto che va in montagna, il cui comportamento, la sua etica è la conseguenza dei valori che incarna. Un’altra considerazione che facevo, sentendolo, era relativa all’importanza dell’educazione dei giovani alla montagna. In questo ho visto di persona Marco coinvolgersi con gruppi di studenti e aprendo loro gli occhi ed il cuore al grande fascino della montagna. A mio giudizio in quest’ottica penso che i membri del GISM possano dare importanti contributi, e sono sicuro che li hanno già dati.
Si può dire, per concludere, che siamo di fronte ad una vera e propria rivista di cultura alpina (sia pur annuale) ricca di spunti. L’annuario potrà approfondire ogni anno un tema significativo impegnando in questo i soci e valorizzando la ricchezza delle loro esperienze. Riprendendo ora le domande iniziali che mi sono fatto, oggi nel 2024 un annuario è attuale: sì!