Monviso: il racconto della salita

Un breve racconto della salita al Monviso, il Re di Pietra.

Non descrivo in alcun modo la via di salita, l’han già fatto in tanti e molto bene…
Non posso invece non dirvi con che emozione sono partito, dopo una lunga attesa, oltre un mese da quando abbiamo fissato la data con Roberto e un po’ di altri amici, molti anni da quando, vedendo -il Re di Pietra- con papà Tonello dalla Barre des Écrins abbiamo sognato di andarci senza mai trovare l’occasione giusta e/o qualcuno che prendesse davvero sul serio il mio -mi porti?- – fino a Roberto, appunto, poche settimane or sono.

Monviso di sera

Monviso di sera

L’altro grande motivo

di emozione, inutile nasconderlo, è stato la prima gita alpinistica e non solo escursionistica con mio figlio Augusto e il suo entusiasmo…. Un po’ come dire a lui -benvenuto tra gli uomini-, che è un piacere, un orgoglio, ma indiscutibilmente uno strappo …

A completare il quadro aggiungo una mia personalissima convinzione: puoi andare a mangiare anche con gente che non conosci bene o che non apprezzi più di tanto (cerca solo di non sederti vicino), puoi anche andare in vacanza con qualcuno un po’ estraneo (se c’è qualcun altro che proprio apprezzi e sei sufficientemente autonomo… al massimo è una bella scoperta), ma se puoi evita di andare in montagna con qualcuno non gradito, perché non puoi fare a meno di una compagnia stringente! In questo caso ero molto vicino al libro dei sogni: non avrei tolto proprio nessuno, al massimo avrei aggiunto alcuni amici che mi sono mancati davvero!

Di grande aiuto è stata per me l’idea di Cristina del -pellegrinaggio- (di offrire la fatica del camminare per quelle situazioni di sofferenza e di fatica umana di tanti amici), perché è sicuramente più umano fare una cosa che ami senza dimenticare di portarti nella mente e nel cuore persone a cui vuoi bene e situazioni di prova, perché la nostra vita è bella quando è UNA!

Croce sulla cima del Monviso

Croce sulla cima del Monviso

Un’avventura

E’ stata un’avventura diversa da come l’avevo immaginata: più bella e più impegnativa, paradigma di un mio personale momento nella vita in cui una scelta fatta per una bellezza immaginata richiede ogni giorno tutta la tenacia del montanaro per mettere in fila i passi uno dietro l’altro e far fiorire quella promessa di bellezza intravista.

Mi è poi venuta una riflessione curiosa dopo aver visto l’SMS con cui mi ha risposto Emanuele (gli avevo chiesto notizie dei suoi piedi…): una gita in montagna è come la nascita di un bambino, non si ricorda mai la preoccupazione o il dolore che accompagnano il parto, ma solo la gioia che lo corona, come non si ricorda nel tempo la fatica del camminare, ma solo la bellezza!

Altra considerazione. Non vale la proprietà transitiva: non è assolutamente detto che se tu, per esempio, da Serre Marchetto in Val Chisone riesci a vedere il Monviso, dal Monviso tu riesca, per esempio, a vedere Serre Marchetto!

Monviso visto salendo alla Punta Roma

Dedico questa gita:

  • Ai miei compagni di avventura
  • Agli amici che non c’erano e che mi sono mancati
  • Al don Gius (senza il quale non ci vorremmo bene e non saremmo nemmeno amici)
  • A Wollo e a Beppe Tonello (che hanno aggiunto un pezzo importante alla mia passione per la montagna)
  • E soprattutto a mia moglie Ica (costretta a sopportare pazientemente i preparativi da bambino con il giocattolo nuovo, la mancanza di notizie sull’andamento della gita, la totale subordinazione di tutto il resto alla fissa del momento, tutto il dare per scontato che siccome siamo insieme è evidente che……).
    Alla prossima!

Giovanni Clot

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