Massiccio nodo roccioso in Val Varaita: Rocce Meano, 3060 m, via per il versante sud-ovest; si percorre prima il Vallone di Vallanta, poi il Vallone delle Giargiatte passando dal Bivacco Bertoglio, con percorso finale su vaghe tracce.
Accesso
Si imbocca a Piasco la Val Varaita e si superano Sampeyre e Casteldelfino, quindi si prosegue verso il Colle dell’Agnello. Prima di Castello, frazione di Pontechianale, si parcheggia negli ampi piazzali, prima del curvone che precede le case.
Itinerario
Si parte all’altezza di un evidente spiazzo, sulla destra della provinciale. All’avvio una fontana e una palina segnaletica fanno da punto di riferimento sicuro.
Quindi si imbocca con un deciso strappo iniziale, sulla destra orografica, il sentiero/strada U9 che risale per intero il Vallone di Vallanta. Dopo il tratto iniziale si prosegue con meno pendenza sul largo sentiero di terra battuta.
Ad un certo punto il sentiero si biforca per poi ricongiungersi, conviene prendere il tratto più basso, che è abbastanza stretto. Si incontra quindi la deviazione verso destra per il Passo di San Chiaffredo, si scende e su di un ponticello si attraversa il Rio Vallanta.
Sul sentiero U10, e sul percorso del GTA, si risale nello splendido bosco di pini cembri dell’Alevé. Esso è la più grande estensione di Pino Cembro, “Pinus Cembra”, di tutt’Italia e una delle più grandi d’Europa. L’Alevé era già noto agli antichi Romani, e addirittura Virgilio nell’Eneide lo ricorda quando accenna al “Vesulus pinifer“, la montagna, il Monviso, che è visibile da ogni luogo e ricoperta da una foresta di conifere. La salita in questo tratto è piacevole e si raggiungono in sequenza due radure sul bel sentiero che sale regolare con serpentine.
Si ignora la deviazione di destra, e si prosegue verso lo sbocco del vallone, e quando termina il bosco si giunge in un bel pianoro pascolivo a circa 2350 m. A destra domina la Rocca Jarea ed a sinistra si vede la cima delle Rocce Meano, con il canalone finale.
Quindi si prosegue in costante salita nella conca che diventa più detritica e si raggiunge un grande masso, al centro della conca, dove sono posti dei cartelli indicatori.
(Descrizione di una possibile traccia non seguita da noi. Da lì si può lasciare il sentiero per il Passo di San Chiaffredo, e risalire a sinistra il pendio di erba e detriti, senza percorso obbligato e senza tracce evidenti. Si punta a raggiungere la cresta sovrastante, possibilmente a destra di una pietraia posta a mezza altezza. Quindi si perviene ad una cresta poco inclinata e si notano ometti verso destra e una traccia di sentiero. Questo poi attraversa una zona con grossi massi e risale all’imbocco del canalone sovrastante, ad una quota circa 2700 m). Per il bivacco si continua sul bel sentiero su pietraia. Più avanti si vede il colletto posto alla testata del vallone e volgendo verso sinistra si risale allo stesso.
Dal colletto, prima di arrivare al Lago Bertin, sulla sinistra, in prossimità del cartello indicatore si segue una traccia che sale inizialmente ripida.
Essa conduce in breve al vicino Bivacco Bertoglio, 2760 m, posto sotto la bastionata delle Rocce Meano.
Il bivacco è dedicato al primo presidente del CAI di Savigliano Pietro Bertoglio ed ha 8 posti letto.
Itinerario dal Bivacco Bertoglio
Dal bivacco si scende al Lago del Prete, posto a 2706 m, quindi ci si volge verso ovest salendo una china detritica e poi proseguendo sulla sella pietrosa posta alla base del pilastro della cresta sud-ovest della cima principale.
(Sono presenti degli ometti posti sulla sinistra che individuano un’altra vaga traccia che porta al Bivacco Bertoglio) Si contorna quindi il pilastro della cresta sud-ovest raggiungendo un canalone di pietrame intorno ai 2700 m. Ci sono ometti e tracce, non sempre evidenti, noi siamo stati inizialmente sulla sinistra orografica. Il tratto risulta abbastanza ripido e con sfasciumi abbastanza faticoso. Si arriva poi ad una strettoia del canalone stesso.
Quindi si continua nella salita tenendo il lato sinistro e più avanti si perviene ad una vasta conca pietrosa, al di sotto del colletto a sinistra della cima vera e propria. Senza raggiungere il colletto, si nota a destra una traccia che attraversa la pietraia facendo un semicerchio, fino a raggiungere la cresta a pochi metri dalla Punta Est-Sud-Est, di massi accatastati, che si sale senza difficoltà.
Sulla cima una semplice croce in legno; dietro si vedono bene la Punta Dante e la Punta Michelis.
Sotto la cima si notano i laghi delle Forciolline.
Ritorno
Per la discesa nella prima parte il percorso è lo stesso percorso di salita, poi invece di andare verso il bivacco si continua a scendere seguendo delle labili tracce di sentiero e qualche ometto. Molto più in basso si raggiunge una sorgiva posta sulla destra orografica. Il piccolo ruscello scorre poi su lisce rocce da evitare, stando sulla destra del canale si può continuare a scendere con attenzione, oppure si traversa decisamente verso destra e con percorso più lungo si ritorna al pianoro di quota 2350 m, ritrovando il sentiero U10.
Materiali: normale dotazione escursionistica.