Lo spettacolo di gruppi numerosi, che procedono con ordine, impegnati in escursioni (o gite) è spesso riconducibile a vacanze comunitarie di realtà cattoliche, consideriamone il valore educativo e le responsabilità nella conduzione. Alcune riflessioni sono state presentate al Meeting 2023 nel percorso della mostra “La Compagnia della Cima”.
Partendo dall’esperienza fatta poniamo anzitutto attenzione ad alcuni aspetti educativi
La “gita” è un’occasione concretissima per far vivere ai più o meno giovani un’esperienza, scoprendone il senso. «Qualsiasi gesto impegna tutta la persona come tale. Perciò anche una attività minima, accettata per l’Ideale, dà un contributo valido alla crescita della persona». (Don Giussani, Il cammino al vero è un’esperienza). Il privilegio non è mai alle “parole”, ma all’apertura di significato connessa al gesto stesso.
Non è per niente scontato andare in montagna, “fare fatica” per uno scopo, preoccuparsi di seguire, stare in silenzio, non farsi vincere dall’istintività, soprattutto per i più giovani. La gita è spesso “una sfida” lanciata ai partecipanti a superare se stessi. Come disse Giovanni Paolo II ad Aosta: «Le montagne sono una sfida. Le montagne provocano la persona umana, i giovani, e non solamente i giovani, a fare uno sforzo per superare se stessi. Ciascuno di noi potrebbe camminare sulle strade, sulle piazze delle nostre città con tutte le comodità, e viaggiare (…) invece qui nelle montagne si viene per trovarsi davanti a una realtà geografica che ci supera e ci provoca ad accettare questo superamento, a superare noi stessi (…). Ecco la montagna ci parla di questo grande problema umano: superare se stessi. Ecco il cammino, il cammino spirituale, il cammino della vita cristiana, il cammino che provoca, che sfida, che invita ciascuno di noi».
Occorre sempre dare le ragioni degli aspetti che contraddistinguono le gite, come stare al passo di chi guida, procedere in fila ordinati…
Aiutiamo ad andare insieme, a gustare ogni aspetto della salita, a guardare quello che c’è: dal piccolo fiore alla cima che sorge improvvisa raggiunto il colle o a chi mi precede – sono tutti doni messi lì per me, per noi –.
La bellezza della realtà ci attrae
La realtà ci stupisce, ma c’è una condizione: dobbiamo guardarla. Per guardare aiuta seguire qualcuno che ha occhi spalancati sulla realtà.
Mentre si procede, in particolare quando si fa fatica, le parole sono poche. Talvolta c’è un silenzio pieno di attenzione a tutta la natura che si arrampica verso il cielo e alle persone con cui si cammina, in ordine e a ritmo cadenzato. Alcuni anni fa dopo una lunga salita con studenti delle superiori al Mont Fortin, nel Vallone di Chavannes, alla vista del Monte Bianco si creò un silenzio carico di sorpresa e di meraviglia – l’apertura sul massiccio si ha solo all’ultimo, quando si arriva sulla dorsale che si apre sulla Val Veny – .
In questo cammino, come dice don Giussani, nel libro La convenienza umana della fede: «Mentre tu fai i passi, devi amare la meta più che i passi. Nei passi devi amare qualcosa d’altro. Il passo non diventa però un pretesto momentaneo, no, perché quanto più tu ami la meta, quanto più tu ami quella vetta, tanto più ti ricordi con amore di ogni spuntone di roccia, di ogni sasso che devi brandire con la mano stretta, di ogni passaggio, di ogni momento in cui l’erba si affaccia sull’abisso, ti ricordi di tutto, ami tutto, tutti i sassi. Ami, se e nella misura in cui ami la meta».
Bisogna dire e spesso ridire la meta del cammino, è illogico camminare senza aver chiaro il punto di arrivo. Sant’Agostino afferma: «Non muoverebbe neanche un passo chi non spera di poter giungere alla meta» (Discorso 359/A) .
Un secondo aspetto: la responsabilità
A noi è capitato in molti anni di accompagnare migliaia di persone, in particolare giovani, ed è un compito importante. È opportuno precisare che in caso di problemi la responsabilità non è generica, è del più esperto in montagna ed è una responsabilità che può addirittura sconfinare nel penale. Il “capo gita” deve conoscere il percorso e assumersi la direzione della gita aiutato da altri, perché è colui che fa da “guida” per il gruppo e a cui i partecipanti si appoggiano per sopperire alla loro eventuale inesperienza. Chi conduce l’escursione sia colui che ha più esperienza.
Si deve cercare di procedere con la maggior sicurezza possibile e prevenire i possibili rischi, pur sapendo che i rischi sono sempre possibili in qualunque escursione.
La realtà detta le condizioni: si va in gita se le condizioni meteo lo permettono, si parte presto perché in montagna al mattino le condizioni sono più stabili. Vale la pena precisare che in questi ultimi anni ci sono stati fenomeni di precipitazioni intense con esondazioni di corsi d’acqua!
Consigliamo di vedere il video per la preparazione delle gite con gruppi numerosi.