Discorso ai giovani della Val d’Aosta a Les Combes di Giovanni Paolo II. “Le montagne sono sfida. Le montagne provocano l’uomo, la persona umana, i giovani, e non solamente i giovani, a fare uno sforzo per superare se stessi. Ciascuno di noi potrebbe camminare sulle strade, sulle piazze delle nostre città con tutte le comodità, e viaggiare, perché oggi camminare vuol dire sempre di più usare un veicolo. Invece qui nelle montagne si viene per trovarsi davanti a una realtà geografica che ci supera e ci provoca ad accettare questo superamento, a superare noi stessi.
Superare noi stessi. E si vedono questi camminatori, si vedono questi turisti, questi alpinisti, questi scalatori qualche volta eroici che, seguendo la parola tacita, la parola maestosa, l’eloquenza perenne delle montagne, camminano, scalano superando se stessi per arrivare alle vette molte volte tra difficoltà, molte volte con una speciale tecnica alpinistica.
L’uomo è chiamato a superare se stesso. È chiamato non solamente alle montagne nella sua dimensione fisica, corporale. È chiamato da Dio in Gesù Cristo.
Ma vorrei tornare ancora una volta a questo “camminare” alpinistico così tipico delle montagne della vostra regione, la Val d’Aosta, le più superbe montagne delle catene alpine, le più superbe montagne di tutta l’Europa.
Si vede che questi camminatori alpini, scalatori mai camminano da soli. Specialmente se hanno un programma alpinistico più ambizioso e più rischioso, camminano sempre in due, in tre, in quattro. Possiamo dire che il modo di fare l’alpinismo è un modo “sinodale”. Si deve trovare una strada comune, un cammino comune, e questo è anche il metodo tradizionale della Chiesa”.
Le montagne sono una sfida Giovedì, 20 luglio 1989