Nel febbraio del 1965, in pieno inverno e in solitaria, Walter Bonatti scala la parete Nord del Cervino, aprendo una nuova via; le sue parole a Emilio Fede che lo intervistò furono: «Quando ho raggiunto la vetta del Cervino per me quella croce raffigurò un amico, un essere umano, l’abbracciai come se avesse un’anima». La scalata iniziata il 18 febbraio 1965 e terminata quattro giorni più tardi, con un abbraccio di Bonatti alla croce di vetta del Cervino.
L’immagine aerea
che lo ritrae di fianco alla croce di vetta, del 22 febbraio 1965, fu scattata da Hermann Geiger, eccellente pilota svizzero. Molto conosciuto, non solo in patria, veniva definito Pilota dei ghiacciai, San Bernardo volante, Soccorritore delle nevi per le sue imprese come pilota soccorritore. La testimonianza fotografica dell’ultima impresa alpinistica di Bonatti fece il giro del mondo.
Ma non solo la conclusione dell’ascensione vale la pena di essere ricordata. Nel bel libro Cervino, la montagna leggendaria di Hervé Barmasse (di cui consiglio la lettura), scritto in occasione della mostra esposta al Museo della Montagna, l’Autore racconta una vicenda che precedette l’arrivo in vetta. Walter Bonatti non avrebbe trovato la croce eretta senza l’intervento delle guide valdostane. In quell’inverno la croce stessa fu abbattuta da una violentissima tempesta e giaceva sulla cresta del Cervino. Capendo il valore dell’impresa di Bonatti, prima alcune guide di Courmayeur provarono a salire, senza però riuscirci, si fermarono infatti prima del Pic Tyndall. Dopo di loro, il 21 febbraio 1965, tre esperte guide del Cervino, Ferdinando Gaspard, Piero Maquignaz e Massimo Bich, salirono in un solo giorno alla cima e riposizionarono la croce. In particolare la figura di Ferdinando Gaspard è molto conosciuta, egli era solito dire: «Ogni volta che scalo il Monte Cervino scopro qualcosa di nuovo».
Nel proposito delle guide del Cervino c’era quello di accogliere Bonatti in cima e stringergli la mano, ma non vedendolo arrivare decisero di scendere alla capanna Amedeo di Savoia. Lì gli lasciarono un breve e significativo messaggio.
Caro Bonatti
siamo spiacenti di non esserci incontrati in vetta. Comunque ti lasciamo il nostro più grande augurio di buona discesa. Ti lasciamo gas e viveri nel caso ti dovesse servire qualcosa. Saluti Piero Maquignaz, Ferdinando Gaspard e Massimo Bich.
Sul tema segnalo anche l’interessante articolo editato dalla rivista del CAI Lo Scarpone.