Abbiamo cantato e pregato, lui mi ha protetta dal gelo

La storia di Ivana, bloccata due notti in vetta a Cervinia con la sua guida, Patrick Gabarrou.  

Che ha aperto, tra le altre, sei nuove vie sulla parete nord delle Grandes Jorasses. Oltre che guida alpina, è anche laureato in Filosofia alla Sorbona.

Articolo del “CORRIERE DELLA SERA” dell’11 settembre 2017

L’abbraccia da dietro e la cinge a sé come per proteggerla. Così hanno trascorso gli ultimi due giorni, a quasi 4 mila metri di quota, in un riparo di fortuna in mezzo alle rocce. Così si presentano anche all’ospedale di Aosta, in una stanza del Pronto soccorso, dove sono stati trasportati in elicottero al termine di una delicata operazione di salvataggio. I protagonisti di quest’avventura a lieto fine sono Patrick Gabarrou, 66 anni, famoso alpinista e guida alpina francese, e la sua cliente, Ivana Tonin, 54 anni, di Cervinia. Erano partiti venerdì per la scalata della Dent d’Hérens, 4.171 metri, considerata la «sorella minore» del Cervino. Ivana Tonin ha gli occhi lucidi quando rivive le ultime ore trascorse in alta quota. È una donna di montagna, con alle spalle decine di ascensioni anche complesse e pericolose. Ma alla paura non ci si abitua mai.

«Avevamo scelto — racconta — di fare la cresta Albertini, un percorso lungo, almeno due giorni di scalata. Venerdì il tempo era bello e siamo saliti senza problemi. Andava tutto bene. Verso le 20 si sono alzate all’improvviso le nuvole e, in pochi minuti, tutta la parete si è ghiacciata. Non si vedeva niente. Era impossibile andare avanti o tornare indietro».

Si trovavano a quota 3.700 metri, su una lama di roccia tra la Valtournenche e la Valpelline, a poca distanza dal confine con la Svizzera. Mancavano tre tiri di corda, ovvero poche ore di marcia, per arrivare al bivacco. Ma proseguire era un suicidio. «Patrick ha fatto un giro sulla cresta — aggiunge — e ha trovato una cengia, una tettoia naturale di roccia un po’ bombata. Intorno ha costruito un muro di sassi per ripararci dal vento che soffiava con grande forza. Era quasi una bufera. È solo grazie alla sua esperienza se siamo ancora vivi, ha accatastato i sassi senza fermarsi mai. Poi mi ha abbracciato per proteggermi dal freddo e siamo rimasti così fino all’arrivo dei soccorsi».

«Come abbiamo passato il tempo? Abbiamo cantato, abbiamo pregato la Madonna, recitato tante Ave Maria» prosegue. Da dietro, seduto sul letto di ospedale, Gabarrou la stringe e sorride. Lui è un fuoriclasse dell’alta quota, con oltre trecento prime ascensioni, la maggior parte delle quali nel massiccio del Monte Bianco. Lei è un’amante dell’aria sottile, cresciuta ai piedi del Cervino, a lungo sposata con una guida alpina e con due figli. Dopo aver gestito un ristorante e un bar sulle piste al Breuil, ha lavorato a lungo al rifugio Crête Sèche, a Bionaz, dove ha conosciuto Gabarrou. Adesso è la responsabile di una pasticceria di Cervinia. Da alcuni mesi a tutti diceva di voler tornare a scalare.

Il suo sogno era la cresta Albertini. Una via lunga e difficile che si sviluppa proprio sulla massicciata che domina Cervinia, una via che qualunque alpinista sogna di mettere nello zaino. Tutti i giorni, andando al lavoro, gli occhi e la mente volavano lassù, difficile non pensarci. L’occasione è arrivata quando ha rincontrato Gabarrou. Sono bastati uno sguardo e poche parole per organizzare l’ascensione.

«È tutta colpa di Ivana» scherza lo scalatore francese in ospedale. Poi spiega: «Eravamo quasi giunti al bivacco delle Grandes Murailles quando è arrivata la nebbia e in dieci minuti tutto si è coperto di ghiaccio. Ho chiamato il soccorso alpino, ma l’elicottero non è riuscito a salire per tutto il giorno di sabato a causa del maltempo».

Due guide del Cervino, Lucio Trucco e François Cazzanelli, hanno provato a raggiungerli a piedi ma il ghiaccio ha bloccato anche loro. «Così ci siamo rassegnati a trascorrere un’altra notte fuori e senza materiale per bivaccare. Meno male che c’è stata una schiarita e sono venuti a prenderci altrimenti non so come sarebbe andata a finire»  conclude Gabarrou, sempre con il sorriso sulle labbra. L’elicottero di Air Zermatt è arrivato su quella cengia alle 7.30. In pochi minuti i due erano in salvo. Se la sono cavata con qualche principio di congelamento e un grande spavento.

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Roberto Gardino

Sono un insegnante di Educazione Fisica, appassionato di montagna, sempre alla scoperta di nuove mete. Ho fondato, con amici, la Compagnia della Cima. Sono attento all'educazione dei giovani, andando spesso in montagna con gruppi numerosi.

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