Dal libro Pilastri del cielo, Armando Aste afferma che è soprattutto un intimo bisogno di bellezza e di poesia che ci spinge ai monti; l’autore parte dalla citazione dell’amico Elvezio Bozzoli, che gli scriveva: «L’alpinismo è quel sentimento che va dal cuore alla montagna per la via più nobile, misconosciuta e silenziosa».
Nel suo scritto Aste parte da una domanda fondamentale per chi va in montagna, per chi scala: «Cos’è mai a spingerci lassù? Il bisogno di dimostrare a noi stessi, e agli altri, di valere qualcosa? Certo, anche questo. Ma è soprattutto un intimo bisogno di bellezza e di poesia che ci spinge ai monti. E lassù, forse, noi non cerchiamo anche la gioia? Anche se ne è una parvenza. Anche se è di breve durata.
Nell’attimo stesso in cui attingiamo ad una vetta, subito abbiamo bisogno di ricercarne un’altra. Quella che ci ripromettevamo nell’azione appena conclusa, ormai non c’è più. Questa ricerca sprona di continuo a nuove imprese. Dà ali sempre nuove alla speranza.
Ma forse, la gioia più intensa è insita nel piacere stesso dell’azione. O forse, addirittura nel solo concepimento dell’impresa. Giacché, nella maggior parte dei casi, l’asprezza e la preoccupazione dell’ascesa non lasciano margine al godimento immediato. Tuttavia l’alpinista dimentica facilmente le fatiche, le ansie, le rinunce, i disagi dell’ascesa. La felicità delle ore di vittoria trascorse fra monti e cielo, invece non la dimenticherà mai. Quel ricordo sarà il suo “conforto” in pianura».
Armando Aste, Pilastri del cielo, pag. 69