Leone XIV ieri alle 19,23 dalla loggia centrale di piazza San Pietro salutandoci ha parlato di sé: «Sono un figlio di Sant’Agostino, agostiniano, che ha detto: “con voi sono cristiano e per voi vescovo”. In questo senso possiamo tutti camminare insieme verso quella patria che Dio ci ha preparato», sono tornato con la mente a questo articolo scritto lo scorso anno prendendo come riferimento un altro passo di Sant’Agostino: «Non muoverebbe neanche un passo chi non spera di poter giungere alla meta» (Discorso 359/A).
In esso avevo cercato di approfondire, senza pretese, il tema espresso dal Vescovo di Ippona, ricordatoci da monsignor Paccosi. Anzitutto sono tornato al libro di Giuliano Vigini, regalatomi da Franco, Sant’Agostino. Un ritratto spirituale. L’autore, a proposito, scrive: «La vita è come un cammino per arrivare alla meta, ossia al riconoscimento che l’uomo creato da Dio è destinato a Dio».
Agostino, nel percorso della vita, pur considerando tutte le debolezze umane constata la profondità della nostra natura: «Grande e meravigliosa natura… in quanto è capace e può essere partecipe della natura suprema». (De Trinitate 14, 4, 6). Anche nel De civitate Dei (12, 1, 3) Agostino scrive dell’aspirazione sublime della natura umana: «Questa natura è stata creata in tanta eccellenza che, pur in se stessa mutevole, può conseguire la felicità unendosi al bene immutabile, cioè al sommo Dio».
Nel grande viaggio della vita
possiamo fare dei “piccoli viaggi” per ammirare le bellezze della realtà, perché «Il mondo è un libro e chi non viaggia ne conosce solo una pagina». In questi viaggi non basta fermarsi solo all’apparenza mettendo come da parte la profondità del nostro io che si rapporta con la bellezza che vede. Agostino afferma nelle Confessioni (10, 8. 15) «Eppure gli uomini vanno ad ammirare le vette dei monti, le onde enormi del mare, le correnti amplissime dei fiumi, la circonferenza dell’oceano, le orbite degli astri, mentre trascurano se stessi». È un interessante giudizio sul nostro tempo!
Se si trascura sé, i nostri viaggi, anche se preparati nei dettagli, non ci soddisfano pienamente, ci manca sempre qualcosa. Il nostro io è continua domanda di compimento e Agostino lo ha ben compreso nella sua esperienza così da scrivere all’inizio delle Confessioni (1,1,1): «Ci hai fatti per te, o Signore, e il nostro cuore è inquieto finché non riposa in te».
Bellezza della natura e profondità dell’io
La realtà naturale è attraente, bella e l’io che la guarda è mistero; Sant’Agostino nel Sermone 226, 3, 4 afferma: «L’uomo ammira tante bellezze nella natura, ma egli stesso è un grande miracolo».
Homo viator
Nell’articolo “Pregare con i Padri”, Graziano Maria Malgeri (dal n. 1/2022 della Rivista Porziuncola) ci ricorda che per Agostino l’uomo è una «particella minuscola, estasiata dalla bellezza soverchiante del Dio che muove ogni cosa e che rende la creatura sempre in cammino, protesa in avanti, costitutivamente un homo viator. Un uomo, cioè, che porta il “pellegrinaggio”… e si sente al suo posto nella misura in cui cammina verso la meta alta, preparata per ogni persona».
In questo lungo cammino, lungo quanto la vita, la speranza di arrivare alla meta, preparata per noi, deve essere riposta in Colui che può rispondere «Cuore in alto! Speranza in Dio, non in te stesso. Tu infatti sei di quaggiù, Dio di lassù». (Sermone 229, 3).
Un’ultima nota, l’Associazione Cammino di Sant’Agostino, nata nel 2009, promuove e diffonde l’omonimo cammino. Un pellegrinaggio mariano intitolato al Santo della Grazia, che è stato pensato per raggiungere e collegare nelle sue tappe cinquanta Santuari mariani della Lombardia. Il percorso inoltre tocca tre località significative per Agostino in Lombardia: Cassiciacum (oggi Cassago Brianza, dove maturò la sua conversione), Milano (la città capitale imperiale, luogo del Battesimo) e Pavia (la città dove è sepolto, nella basilica di San Pietro in Ciel d’Oro retta dagli Agostiniani).






