Per i francesi Ouille de la Gura, la via di salita dal versante francese presenta dopo il ghiacciaio una cresta rocciosa che scende in direzione ovest al Col du Grand Méan. PD.
Itinerario
Dal ponte de l’Ecot si segue l’itinerario per il Refuge des Evettes in ore 1,30 – 1,45. Dal parcheggio prendere il sentiero segnalato. Il sentiero attraversa due volte il ruscello de Picherse prima d’arrivare a un bivio con palina. Qui si può seguire sia a sinistra il sentiero, più semplice, che porta al Plan des Roches e proseguire verso destra per entrare nel vallone delle Roc des Pareis, sia a destra il sentiero che sale più ripido e veloce. Una volta giunti al Col des Evettes, il rifugio è visibile sulla sinistra.
Si prosegue su sentiero fino al ponte sul torrente, che precede la cascata de la Reculaz, e dopo per breve tratto la traccia. Si abbandona la stessa svoltando a sinistra in corrispondenza di un grosso ometto.
Si segue la traccia in salita, ben segnata, che porta verso l’incantevole lago glaciale.
Guardandosi indietro in lontananza si vede il Dôme de Chasseforêt.
Guardando a sinistra si vede bene il versante glaciale della Piccola Ciamarella.
A quota 3100 m circa si piega verso nord-est, a sinistra, e si raggiunge, dopo una caratteristica conca, per rocce gradinate, al termine, il Col du Grand Méan, 3216 m.
All’uscita dal colle la cresta è inizialmente pianeggiante, poi più ripida. I punti più impegnativi si possono superare sulla destra grazie a una comoda cengia.
Raggiunto infine il castelletto sommitale si sale per massi accatastati.
Dalla cima panorama splendido sulla vicina Punta di Mezzenenile, sul Vallone della Gura, sulla Ciamarella, sul Bianco e tanto altro ancora.
La cima domina il Vallone della Gura, dietro si vede al centro la Levanna orientale e di fianco a sinistra c’è la Punta Girard.
“Il vallone della Gura, inciso dal torrente omonimo, si delinea al cospetto del sottogruppo Gura – Martellot stretto tra i bacini di Sea e di Colombin.
La morfologia del Pleistocene presenta anche qui eloquenti forme d’erosione e di deposito, con rocce montonate, gradini di valle e soglie. Il progressivo ritiro dell’apparato glaciale del Quaternario ha delineato un residuo glaciale che, progressivamente, si è distinto in tre circhi principali con la demolizione delle creste rocciose circostanti.
Si hanno dunque oggi: un bacino “sud del Mulinet”, con un piccolo ghiacciaio che origina nella sua ablazione una piccola seraccata, un bacino “nord del Mulinet”, parzialmente ricoperto di detrito sul lato destro idrografico, un piccolo segmento glaciale a ridosso del versante orientale della Punta Martellot”. Marco Blatto.

Vallone della Gura dall’Italia – Foto di Marco Blatto
Bello il panorama dalla cima, in lontananza il Monte Bianco.

Sua maestà il Monte Bianco
La Punta Francesetti in primo piano.
Si vedono bene le montagne del Vallone di Piantonetto, a sinistra la Becca di Gay , al centro la Torre Gran San Pietro e a destra il Becco Meridionale della Tribolazione.
Ritorno
Per la via di salita.