In un angolo poco frequentato della Valle di Cogne l’ardita Punta Garin, o Pointe Garin, cima che svetta tra l’Emilius e la Tersiva, salita dalla Valle Centrale, conca di Pila. Cima facilmente riconoscibile come si vede dalle due foto prese dalla parte opposta della Valle di Cogne.

Punta Garin vista dalla Punta Pousset
Accesso
Si raggiunge la stazione sciistica di Pila da Aosta in auto fino al piazzale della seggiovia di Chamolé e si parcheggia.
Itinerario
La prima parte conduce al Lago di Chamolé usufruendo dell’omonima seggiovia partendo dalla stazione superiore posta a 2309 m (oppure a piedi risalendo il sentiero che taglia tra bosco e pista da sci).
In breve tempo si raggiunge il Lago di Chamolé. Si continua lungo il bordo settentrionale del lago sino al bivio: a sinistra per i due Colli di Replan, a destra si sale, dapprima con un lungo diagonale, il sentiero n° 102 o 19A per il Colle di Chamolé.
Il sentiero con molte svolte sale fino al Colle di Chamolé a 2641 m, 350 m di dislivello in salita, porta d’ingresso al Vallone dell’Arbolle dove c’è il Rifugio Arbolle.
Si scende, perdendo 141 m di quota, dal colletto, inciso sulla Cresta NE della Testa Nera alta 2820 m.
Discesa verso il Rifugio Arbolle, tratto con corda fissa. Si passa al Rifugio Arbolle (o vicino in basso), posizionato a 2507 m poco sopra il Lago di Arbolle. Tempo di salita: ore 1,30 circa. Percorso fino al rifugio: escursionistico, E.
Si prosegue sul fondovalle con percorso verso oriente, con qualche saliscendi, seguendo principalmente il corso del torrente.
Fa bella mostra di sé la cima della Punta Garin.
Si arriva fino al bivio, a sinistra per il Monte Emilius, si prosegue a destra per il Col Garin, n° 18.
Si prosegue ancora lungo il corso del torrente che raggiunge, dopo aver superato gli antichi ruderi dell’Alpe Les Poulains (Rifugio dei Puledrini), una presa dell’acqua ben in vista (ottimo punto per rifornirsi, attenzione in prossimità del bivacco non si trova acqua, occorre salire al lago). Si è alle falde dell’antico ghiacciaio del Monte Emilius, con le sue morene.
Da questo punto il sentiero n° 18 diventa più impegnativo: si superano alcuni dossi con pietroni, alternati a tratti più facili, e ci si porta verso l’ultimo tratto più ripido, situato subito al di sotto del Col Garin posto a 2815 m.
Si scende per quasi 100 metri di dislivello nel Vallone di Arpisson e con una deviazione dal sentiero si giunge al Bivacco a 2720 m in ore 2,30/2,45.
Il piccolo Bivacco Franco Nebbia con 4+1 posti letto (3 comodi più uno meno comodo ed eventualmente il quinto per terra) dotato di materassi e coperte, non c’è attrezzatura da cucina ed è sempre aperto. Inaugurato in questa posizione il 18 luglio 2005, ricorda un alpinista torinese caduto nel 1957 sull’Obergabelhorn in Svizzera. Dal 1958 era collocato presso il Lago di Luseney in Valle di St.-Barthélemy, ma negli ultimi anni con la costruzione nelle adiacenze del rifugio incustodito Reboulaz (sotto la Becca di Luseney), il bivacco aveva esaurito la sua funzione. Dopo varie esplorazioni in Valle d’Aosta alla ricerca di una nuova collocazione, fu scelta quella attuale.
Secondo giorno
Seguire l’ottimo sentiero fino al Lago Garin.
Dal lago si risale per sfasciumi, o eventuali nevai a inizio stagione, per il versante ovest della montagna.
Dietro di noi si staglia l’ardua Grivola bella, 3969 m.
Salita lunga e faticosa.
Si sale fino a un punto in cui è evidente che si può fare un deciso traverso verso destra per raggiungere la spalla, intorno a quota 3200 m circa.
Si raggiunge la cresta poco a monte di un torrione (a sinistra nella foto).
Si prosegue in cresta, dopo poco ci siamo incordati, migliora la qualità della roccia. Poi si arrampica per placche.

Fiori che, come dice don Luigi Maquignaz, solo noi abbiamo potuto vedere
Dopo, la pendenza aumenta decisamente su roccia più compatta, si affronta un torrione con passaggi di II grado.
Si perviene alla base di un bel diedro che tende leggermente a destra sormontato da un tetto, 3+. È presente un chiodo, noi abbiamo usato anche un friend medio in alto per sicurezza.
Dopo il diedro per rocce, si segue il filo di cresta e in breve si giunge in punta.
Ritorno
Dallo spigolo nord della Garin sino al colletto posto a 3300 metri circa.
Stare sulla cresta tralasciando il primo canalone e anche il secondo, in particolare a stagione avanzata, pericolo scariche di pietre, lo abbiamo visto di persona mentre salivamo la cresta.
Procedere anche con brevi risalite fino a trovare una costiera meno erta che permette di scendere verso sinistra, per poi continuare a scendere indirizzandosi leggermente verso la costiera da cui si è scesi, per poi volgere decisamente verso il centro del vallone.
N.B. Nella foto il torrione che si vede sulla costiera opposta è appena più in basso del punto in cui siamo sbucati sulla cresta.
Discesa, lunga, nel vallone del Lago Garin fino al bivacco, risalita al Col Garin, discesa e percorso nel Vallone dell’Arbolle, risalita successiva al Colle di Chamolé e discesa al rispettivo lago, infine breve tratto in direzione della seggiovia (percorso che sale e scende!).
Materiale: corda da 30, imbrago, alcuni cordini, fettucce e rinvii, meglio avere 2 friend medi, casco.