Una montagna che si impone e che affascina, la seconda cima più alta della Vanoise: il Mont Pourri, 3779 m, salito dal Refuge du Mont Pourri per il Glacier du Geay. La prima salita della guida Michel Croz risale al 4 ottobre del 1861. Ingaggiato da William Mathews, primo salitore tra l’altro della Grande Casse e del Monviso, per l’ascensione a questa vetta, solo Croz la raggiunse poiché Mathews si fermò prima. Il toponimo “pourri” significa fradicio, marcio e non rende la bellezza di questa montagna.
Accesso
Per l’accesso e l’itinerario al rifugio, base per la partenza, vedi su questo sito Refuge du Mont Pourri.
Itinerario
Dal Refuge du Mont Pourri, 2374 m, partendo poco dopo le 4, si segue il sentiero verso l’antico Rifugio Regard, 2460 m, che si raggiunge in circa 25 minuti su un percorso prevalentemente pianeggiante.
Subito dopo l’antico rifugio si risale la ripida morena posta alle spalle, che dopo un bel tratto diventa meno erta.
Si giunge fino al termine in ore 1,30 circa, dove si mettono i ramponi e ci si incorda.
Dalla morena si vede bene il ghiacciaio e la cima del Mont Pourri (a destra nella foto).
Quindi si mette piede sul Glacier du Geay a quota 2850 m.
Si scende leggermente e, senza stare troppo vicino, si costeggiano le pendici della Aiguille du Saint-Esprit, 3414 m. Dopo circa un centinaio di metri percorsi sulla destra orografica si traversa leggermente in diagonale verso la sinistra orografica, continuando a salire.
Il ghiacciaio che si percorre è lungo e poco crepacciato. Si cerca sempre la traccia migliore tenendosi normalmente al centro del ghiacciaio. Noi abbiamo trovato una traccia ben segnata. Dopo un bel tratto di percorso si vede il Col des Roches, da dove arriva un’altra via di salita proveniente da Les Arcs.
Si arriva quindi sul plateau superiore a quota 3400 circa e ci si raccorda con la traccia che arriva dal Col des Roches.
Si devia a destra salendo verso il ripido versante che porta alla cresta sommitale e lo si percorre nella zona centrale, a seconda delle condizioni del crepaccio mediano. Occorre prestare particolare attenzione in questo punto per la decisa pendenza del ghiacciaio.
Dopo che si è superata questa parte, si percorre una salita meno erta e sulla nostra sinistra ci appare nella sua imponenza il Monte Bianco.
Quindi si raggiunge la spalla finale che risulta larga e meno impegnativa. Si continua a salire verso la cresta finale.
La cresta finale si presenta con neve e roccette.
Quindi si arriva alla nevosa cima, in 5 ore circa.
In cima
Panorama spettacolare a 360°. Splendida veduta sul Monte Bianco e tutta la catena con il Dente del Gigante.
In lontananza il Grand Combin, il Cervino e il Monte Rosa.
La Ciamarella, la Piccola Ciamarella, l’Albaron di Savoia.
La Pointe de Charbonnel (a sinistra nella foto).
La giornata spettacolare permetteva di vedere in lontananza il Monviso.
In primo piano il Dôme de Chasseforêt e in lontananza gli Écrins con la Barre des Écrins, il Dôme de Neige des Écrins, la Grande Ruine.
Ritorno
Per la via dell’andata, attenzione alla parte bassa se la neve diventa molle.
Si scende verso il Refuge Regard, ora museo.
Si arriva al Refuge du Mont Pourri e da lì si scende fino a valle.
Materiali: corda, piccozza, ramponi, chiodi da ghiaccio, meglio avere il casco.